Pettegolezzi solitari

di Luigi Filipetto

Il paravento delle persiane. Lassù di fronte sono un mistero. Dico di fronte perché dovrei avere il collo di una giraffa per vedere dal mio balcone le porte e le finestre del mio palazzo. Ma lassù nel palazzo di fronte non posso non vedere e nemmeno non sentire. 

​Insomma, lassù sono perennemente chiuse, anche quando c’è qualcuno dentro perché a volte si vede la luce. A volte, non sempre, che vuol dire che chi ci abita viene una volta ogni tanto. Le ombre dentro si vedono muoversi, ma la tua curiosità finisce lì. Pensi che se incroci il portinaio di là magari gli chiedi qualcosa. Poi ti dici: chi te lo fa fare? Fino a qualche anno fa ci stava una coppia che teneva tutto aperto. Anche troppo. Oh, non è che facessi il ficcanaso, ma certe cose se sei alla finestra non puoi non vederle. Lui poi d’estate prendeva il sole, sdraiato alla finestra con le gambe allungate fuori dal davanzale. Non era un gran bello spettacolo, né lui né la scena in sé. C’erano poi i miei vicini che si stavano trasferendo ed erano in trattative per vendere. Fatto sta che la vista di quel brutto coso alla finestra non avrebbe costituito una convincente attrattiva per un futuro acquirente. E un giorno gli diedero la voce: scusi signore, può levarsi da lì, sa stiamo vendendo la casa. A buon intenditor poche parole. Il tipo aveva tirato dentro le gambe e anche il resto.

​All’altezza del mio piano le persiane a volte sono aperte a volte restano chiuse. Sono una seconda casa di una signora con cui ci si scambia anche il saluto quando arriva. È una grande amante dei fiori, quando viene ne porta di nuovi. Poi ogni giorno li guarda, li rimira, sposta i vasi un po’ qua un po’ là, toglie le foglioline secche. Poi di colpo le persiane restano chiuse e ti dici: è ripartita.

​Flora abita al piano di sotto. Lei guarda spesso in su quando esce sul pianerottolo e allora grandi saluti. Eravamo la sua unica compagnia. Ci si chiedeva anche come va come non va. Poi è andata avanti con gli anni e allora è rimasto solo il saluto con le mani. Ultimamente c’era una ragazza che la assisteva. Poi le persiane sono rimaste chiuse giorno e notte. Ti chiedi che cosa può essere successo, ma questo prima o poi lo scoprirai. Nel frattempo ti era capitato di assistere a una scenata del suo vicino. In un primo momento senti solo gridare, poi guardi meglio e vedi il tipo con la testa dentro alla casa di Flora. Poi sbatte la porta e se va sempre gridando: mi sono rotto i co…ni. Cose da correre lì e prenderlo a calci. Fresco di questa scenata, qualche mattina fa ti vedo sua figlia fuori sul pianerottolo in compagnia di un ragazzo. Sono ancora in mutande e fumano la sigaretta. Poco dopo si fa vivo un altro ragazzo pure lui in mutande. Nel pomeriggio tre cuscini sono esposti al sole.  Metti in azione una serie di elucubrazioni. Conclusione: è chiaro che la ragazza ha preso al volo una delle rare assenze di mamma e papà. Soprattutto di quel papà che a occhio rompe le scatole anche agli altri vicini. Pochi giorni dopo la scenata con Flora, lo vedi in compagnia della figlia che esce dalla porta accanto dove si è installata una nuova coppia. Visto il tipo, pensi che sia andato dai nuovi a mettere i puntini sugli i, magari con una formula vellutata, un gesto di buona vicinanza per dare il benvenuto. E resti di questa idea.

Alcune note che venivano dal palazzo di fronte ti risvegliarono qualcosa che non ti era nuovo. Giù al secondo piano, seduto a terra sul pianerottolo, un ragazzino dell’età delle medie teneva nelle mani un flauto. Gli occhi erano fissi su un foglio che teneva sulle ginocchia. Provava e riprovava a mettere insieme le note di un pezzo, quasi come un compito da svolgere a casa. Non sai ancora perché e come, dicesti a te stesso: aspetta aspetta. Cerchi fra i dischi vecchi Il Bolero di Ravel. Lo metti al volume idoneo per arrivare alle orecchie del ragazzo. Che dapprima si gira di qua e di là, poi alza lo sguardo e dopo un attimo di perplessità fa un veloce cenno con la mano. Tu hai ricambiato il saluto e hai lasciato la musica andare con un tono più sommesso. Un’amicizia volante e piuttosto piacevole.